domenica 8 febbraio 2009

religio.relativismo

Laszlo Il pericolo e l’opportunità: pag 49
La religione è quasi altrettanto introversa dell’arte. Le contese religiose sono un fenomeno ricorrente nella storia, e i particolarismi offuscano ancora gli sforzi delle grandi religioni.
Si potrebbe dedurre che l’individualismo attuale sia connesso con il tipo di religione che lo legittima. Quella cristiana attuale è particolaristica. Ciascuna segue la sua verità. Ciascuna segue se stessa.
Esattamente come la famiglia amorale del sud negli anni cinquanta, e oggi, il nucleo familiare, anch’esso in piena fase di distruzione, per nuclei aperti e allargati, dato il divorzio e in molti paesi europei, la legalizzazione di coppie di fatto omosessuali e non.

Pag 84 85
L’assunto che si debba essere di destra o di sinistra è sbagliato. Entrambe queste strategie sono state sperimentate e a prescindere dai benefici che hanno apportato al loro tempo, la loro ora è passata. E’ venuto il momento di trovare un concetto più attuale. Libertà e autonomia individuali, così come giustizia ed quità sociali ed economiche, sono valori perenni della vita umana

pubblicità

Per Simmel il tipo metropolitano reagisce con il cervello invece che con il cuore, la vita dell’intelletto è l’elemento che serve a preservcare la vita soggettiva dalla soverchiante potenza della vita metropolitana (Simmel, La metropoli e la vita mentale pag 528 – così la pensa anche Spengler). In Joyce l’eroe metropolitano Bloom vive dentro un gioco di elementi irrazionali, iperboli, incontri fuggevoli, fantasticherie, associazioni casuali. Per Spitzer i annunci della pubblicità fanno appello al sogno primordiale che la magia ci salvi dai difetti e dai mali del nostro corpo


Attenzione, chiarezza, concentrazione: le vecchie virtù sono peggio che inutili. Anzichè sintonizzarsi con la pubblicità la percepiscono come un irritante rumore. Ci vuole uno stile diverso, per orientarsi nella città di parole; una grammatica più debole di quela della coscienza; una sintassi nervosa, discontinua. Ci vuole, viene da dire, un cubismo del linguaggio. E questo offre lo stream of consciousness: frasi semplici, smozzicate, dove il soggetto si ritrae

E Codeluppi: “Il potere della marca” pag. 67: il fascino dei parchi Disney dipende dall’effetto sorpresa che riescono a produrre sugli individui (lo schok in Brecht visto da Benjamin, la distanza,


pag 68 i parchi Disney rappresentano una realtà che è più reale della realtà stessa, perchè è quella che esiste nell’immaginario collettivo,

Ponty

La naturaPonty pag 221
il mondo naturale si da come esistente in sè al di là della sua esistenza per me, l’atto di trascendenza con il quale il soggetto si dischiude a questo mondo, rimuove se stesso e ci troviamo in presenza di una natura che per esistere non ha bisogno di essere percepita.



“Che cos’era dunque la vita? Era calore, prodotto calorifico di una inconsistenza che
riceveva forma, febbre della materia di cui era accompagnato il processo di continua decomposizione e ricomposizione delle molecole d’albumina, di costituzione complicata e meravigliosa...Non era materia e non era spirito. Era qualcosa fra i due, un fenomeno, un portato della materia, simile all’arcobaleno sulla cascata, simile alla fiamma. Ma quantunque non materiale era sensuale fino al piacere e alla nausea, era la spudoratezza della materia diventata sensibile, era la forma impudica dell’essere...Era lo svilupparsi e il costituirsi di un fulgore fatto di acqua, albumina sale e grassi, che si chiamava carne e diventava forma, nobile immagine, bellezza, ma che nello stesso tempo significava compendio di ogni sensibilità e desiderio. “ (Thomas Mann: la montagna incantata.)
C’entra qualcosa la storia della cultura come la affronta Ponty, te ne riporto qualche pensiero....dalla pagina 45 del saggio: Il romanzo e la metafisica.

... ‘... tutto s’è svolto per lungo tempo come se tra filosofia e letteratura esistessero non solo differenze tecniche riguardanti il modo di espressione, ma persino una differenza di oggetto. Dal XIX secolo esse stringono relazioni sempre più salde. Il primo segno di avvicinamento è la comparsa di modi di espressione ibridi, propri del diario intimo, del trattato filosofico e del dialogo, di cui l’opera di Peguy è un buon esempio. Perchè uno scrittore ha ormai bisogno per esprimersi di riferimenti filosofici politici e letterari ad un tempo? Perchè si è aperta una nuova dimensione di ricerca. ‘tutti hanno una metafisica, patente o latente, altrimenti non si esiste’ (un progetto, una intelligenza che li sintetizzi, li trascenda, una struttura, - anche gli animali e le piante - )
Nelle opere dello spirito si è sempre trattato di prendere una certa posizione rispetto al mondo, di cui la letteratura la filosofia e la politica ne sono le differenti espressioni. Non si è atteso in Francia l’introduzione della filosofia esistenziale per definire ogni vita come metafisica latente e ogni metafisica come esplicitazione della vita umana. Ciò testimonia dell’importanza e della necessità storiche di tale filosofia. Essa è la presa di coscienza di un movimento più vecchio di lei di cui rivela il senso ed accelera la cadenza. La metafisica classica è potuta passare per una specialità in cui la letteratura non avesse a che fare perchè ha funzionato su una base di razionalismo incontestato e perchè era persuasa di potere fare capire la vita umana e il mondo con una connessione di concetti.”

Nusbaumm

Nusbaumm a proposito dell’importanza della tragedia greca e di come Platone abbia cercato di mantenere l’integrità del racconto, del dialogo, sostituendo però a drammi umani che avevano nome cognome e storia, dei personaggi completamente irreali cioè cosmici, interloquendo con i quali i vari personaggi più reali, cioè i personaggi che discutono , da Socrate a Lisia eccetera.

Lì nelle tragedie personaggi eroi morti e sepolti, qui, persone che vivono il proprio quotidiano, anche se riprese in un quotidiano particolare, un altro livello di realtà, (direbbe Levi Strauss) nel quale si discute di questioni che vengono definite dal termine ‘filosofia’.

Questi personaggi dibattono di bene e male ma non c’è pathos, non si prova quello che accadrebbe se ad esempio una passione rappresentata nel mito della biga alata, dal cavallo nero, dovesse prendere il posto della ragione.

Nelle tragedie questo è possibile, noi tocchiamo con mano la disperazione, l’abominio di cui gli attori – eroi si macchiano. Sentiamo il loro dolore.

Nei dialoghi platonici non accade nulla di tutto questo.




iL distacco è necessario al ricordo, A riconoscere i nostri vissuti. può essere d’aiuto alla conoscenza di sè. Montaigne si riconosce vulnerabile, direbbe Nusbaumm. Seneca e Marco Aurelio sono convinti invece che l’uomo possa raggiungere un autocontrollo imperturbabile riducendo l’importanza delle emozioni nella vita.


in M.Aurelio o nel Seneca di Lucilio, si ha la sensazione che siano dissociati dalla realtà storica e che il logos invocato da entrambi come soluzione stia ancora troppo dalla parte della proiezione-reificazione di un desiderio di ordine e di autocontrollo.
Nusbaumm a proposito dell’importanza della tragedia greca e di come Platone abbia cercato di mantenere l’integrità del racconto, del dialogo, sostituendo però a drammi umani che avevano nome cognome e storia, dei personaggi completamente irreali cioè cosmici, interloquendo con i quali i vari personaggi più reali, cioè i personaggi che discutono , da Socrate a Lisia eccetera.

Lì nelle tragedie personaggi eroi morti e sepolti, qui, persone che vivono il proprio quotidiano, anche se riprese in un quotidiano particolare, un altro livello di realtà, (direbbe Levi Strauss) nel quale si discute di questioni che vengono definite dal termine ‘filosofia’.

Questi personaggi dibattono di bene e male ma non c’è pathos, non si prova quello che accadrebbe se ad esempio una passione rappresentata nel mito della biga alata, dal cavallo nero, dovesse prendere il posto della ragione.

Nelle tragedie questo è possibile, noi tocchiamo con mano la disperazione, l’abominio di cui gli attori – eroi si macchiano. Sentiamo il loro dolore.

Nei dialoghi platonici non accade nulla di tutto questo.




iL distacco è necessario al ricordo, A riconoscere i nostri vissuti. può essere d’aiuto alla conoscenza di sè. Montaigne si riconosce vulnerabile, direbbe Nusbaumm. Seneca e Marco Aurelio sono convinti invece che l’uomo possa raggiungere un autocontrollo imperturbabile riducendo l’importanza delle emozioni nella vita.


in M.Aurelio o nel Seneca di Lucilio, si ha la sensazione che siano dissociati dalla realtà storica e che il logos invocato da entrambi come soluzione stia ancora troppo dalla parte della proiezione-reificazione di un desiderio di ordine e di autocontrollo.

neoclassicismo

Carchia Mito in pittura pag 11
La lontananza winckelmanniana dagli estremi è il desiderio di una loro compresenza. IL centro o neutro della sua estetica non ha i tratti dell’indifferenza (apatica, ascetica, neo-stoica) ma è il luogo dal quale si originano le differenze.

Esso ha la caratteristica di una superficie marina sotto la cui quiete si agitano le correnti, bellezza è oscillazione, ondeggiamento, scotimento arrestato e sospeso indefinitamente, linea né retta né curva ma ellittica, volta al recupero dell’ideale greco dalla megalopsichià, unbezeichnung,

pag46
classico . dove l’antico è percepito e affermato nella sua discontinuità col nuovo,

Sul paesaggio
55 Rilke: guardare al paesaggio come a qualcosa di lontano ed estraneo, di remoto e astratto che trova in sé la sua compiutezza - questo era necessario se esso, il paesaggio, voleva diventare mezzo e occasione per un’arte autonoma: doveva essere lontano e molto diverso da noi, per diventare nei confronti del nostro destino un paragone liberatore.

57 il referente della pittura non è l’ut pictura poiesis oraziano, cioè un’azione storica, narrazione, abbandono mimesi esemplata dall’agire drammatico,
fine del quadro cornice-palcoscenico. Con la Alpers si può dire: dalla storia recit alla storia naturale, dalla narrazione alla descrizione

Sul ritratto

60: l’approfondimento nella direzione dell’individuale non è il segno di una disgregazione della forma ma la condizione della sua classicità in quanto conquista e specificazione del visibile.


Leg-arte p.33
Una trascendenza equivoca la cui separatezza più che slancio e desiderio, chiede anamnesi e contemplazione.

Carchia:Il mito in pittura pag 66.
IL VERO CLASSICO….
Il vero classico non è: quello in cui l’antico sia di per sé, come tesoro garantito della tradizione, il perennemente valido; bensì: quello in cui l’antico viene riaffermato all’indomani della scoperta della sua perdita.


Carchia Mito in pittura pag 11
La lontananza winckelmanniana dagli estremi è il desiderio di una loro compresenza. IL centro o neutro della sua estetica non ha i tratti dell’indifferenza (apatica, ascetica, neo-stoica) ma è il luogo dal quale si originano le differenze.

Esso ha la caratteristica di una superficie marina sotto la cui quiete si agitano le correnti, bellezza è oscillazione, ondeggiamento, scotimento arrestato e sospeso indefinitamente, linea né retta né curva ma ellittica, volta al recupero dell’ideale greco dalla megalopsichià, unbezeichnung,

pag46
classico . dove l’antico è percepito e affermato nella sua discontinuità col nuovo,

Sul paesaggio
55 Rilke: guardare al paesaggio come a qualcosa di lontano ed estraneo, di remoto e astratto che trova in sé la sua compiutezza - questo era necessario se esso, il paesaggio, voleva diventare mezzo e occasione per un’arte autonoma: doveva essere lontano e molto diverso da noi, per diventare nei confronti del nostro destino un paragone liberatore.

57 il referente della pittura non è l’ut pictura poiesis oraziano, cioè un’azione storica, narrazione, abbandono mimesi esemplata dall’agire drammatico,
fine del quadro cornice-palcoscenico. Con la Alpers si può dire: dalla storia recit alla storia naturale, dalla narrazione alla descrizione

Sul ritratto

60: l’approfondimento nella direzione dell’individuale non è il segno di una disgregazione della forma ma la condizione della sua classicità in quanto conquista e specificazione del visibile.


Leg-arte p.33
Una trascendenza equivoca la cui separatezza più che slancio e desiderio, chiede anamnesi e contemplazione.

Carchia:Il mito in pittura pag 66.
IL VERO CLASSICO….
Il vero classico non è: quello in cui l’antico sia di per sé, come tesoro garantito della tradizione, il perennemente valido; bensì: quello in cui l’antico viene riaffermato all’indomani della scoperta della sua perdita.

morale

Schopy sul Fondamento della morale come: ciò che unisce. E i Sufi.
Si può collegare a Nusbaum. Ciò che unisce. La comunità umana.
La trascendenza nel valore di De Martino.

“Il deismo consiste in una dottrina religiosa e morale in armonia coi principi della ragione, le cui caratteristiche saranno definite da alcuni pensatori inglesi del seicento: Blount Collins Tindal”
(Introduzione al ‘Trattato teologico politico’ di Spinoza. Pag 9)

Schopy sul Fondamento della morale come: ciò che unisce. E i Sufi.
Si può collegare a Nusbaum. Ciò che unisce. La comunità umana.
La trascendenza nel valore di De Martino.

“Il deismo consiste in una dottrina religiosa e morale in armonia coi principi della ragione, le cui caratteristiche saranno definite da alcuni pensatori inglesi del seicento: Blount Collins Tindal”
(Introduzione al ‘Trattato teologico politico’ di Spinoza. Pag 9)

Razionalità = relazione. Contatto. Sua assenza = monologo incomprensibile. E’ l’utilizzo del segno-parola secondo un ordine non compreso dalla comunità. Comunità (ricorda Pasqualotto in ‘Illuminismo e illuminazione’ a pag 108) è ‘sangha’ termine di vasto significato





Martinetti su Schopenhauer in scritti di Metafisica.
Nolontà non è assenza di volontà ma sua sublimazione o assorbimento nell’intelletto
(vedi anche in Supplementi pag 394)

300: Il Wille si obiettiva in una serie di IDEE di tipi eterni ( Jung Goethe Warburg –Benjamin – ma occorre distinguere

301 La liberazione dell’arte è momentanea, essa guida oltre ( Vedi Rilke su Rodin o Musil sulla guerra)
301: sentiamo il dolore altrui come il nostro in quanto siamo un essere solo:
l’uomo perfettamente morale è l’uomo che sente in sé il dolore di tutti gli esseri

Razionalità = relazione. Contatto.

Sua assenza = monologo incomprensibile. E’ l’utilizzo del segno-parola secondo un ordine non compreso dalla comunità.

monologico

Ferry pag 110
Sia il razionalismo e l’empirismo concepiscono il cogito in manier monadica, come una cosa ripiegata su se stessa - e perciò conducono entrambi al solipsismo, per poi ricorrere in ultima istanza ad un’armonia prestabilita (sia essa armonia degli spiriti o dei corpi) per risolvere il problema dell’intersoggettività
Deleuze pag 1162 da Filosofie del novecento di Fornari.
La dialettica Io-identico pensa l’Altro come negativo-diverso, Essa sembra uno sconvolgimento o rovesciamento della rappresentazione ma in realtà ne è la versione in movimento; e si tratta di movimento regressivo e negativo che tende a creare zone di realtà egemoniche e privilegiate.

Quel che l’arte ha fatto nella propria ‘logica’ andrebbe fatto anche in filosofia: occorre una nuova logica, una nuova ‘immagine del pensiero’, ma innanzitutto occorre sconfessare ogni immagine normativa del pensiero, liberare il pensiero dall’assoggettamento ad una forma immagine predeterminata.

“Se l’esasperazione dell’autonomia del mondo cosciente può condurre quest’ultimo all’illusione di trovare il proprio fondamento in sè, a un’idolatria della coscienza da parte di se medesima, è grazie al distanziamento, al raggiungimento di una posizione indipendente, che la coscienza può generare l’esigenza di un confronto con ciò che non le appartiene.
E’ questo il momento fondante di ogni esperienza mistica, in cui la coscienza si apre alla non-coscienza, al luogo nullo e creativo “ (36)
Maffei