domenica 8 febbraio 2009

antropologia

DeMartino: La fine del mondo. Pag 42: Mondo è la connessione di significati in cui il malato vive ed è ‘di casa’.
Gehlen. Prospettive antropologiche pag 96 : H.deMan dimostra che l’eliminazione dele distanze spazio temporali faccia perdere misure e prospettive storicamente naturali e biologicamente condizionate, di modo che l’uomo non può più orientarsi. Inoltre: con l’informazione e la disinformazione intellettuale spinta sempre più in là, con la crescente sensibilizzazione e il legame con l’economia industriale, ci siamo definitivamente legati all’insicurezza. Si deve perciò concludere: sembra che nell’elemento ‘tradizione’ risieda qualcosa di irrinunciabile per la nostra salute interiore. Nelle tradizioni del comportamento, del dare valore e del riconoscere validità, vengono posti fondamenti sperimentati in tempi lunghi che non possono venire messi durevolmente in questione e che non pongono alcuna pretesa di decisioni in quanto sono divenuti abitudinari.

Edgar Morin sul paradigma perduto, ritorno alla nostra evoluzione, ai tempi in cui non eravamo neanche homo sapiens, ma scimpanzè e babbuini.
E alla sua giovanilizzazione, concetto che esprime un fenomeno molto interessante legato al passaggio all’umano.
Geertz Interpretazione di culture pag 409
Un combattimento di galli è un sacrificio cruento offerto ai demoni per acquietare la loro fame rabbiosa. Se si trascura di farlo qualcuno cadrà in trance e ordinerà con la voce dello spirito irato che si rimedi immediatamente alla negligenza.

LaCecla. Mente locale p.143: per noi moderni la conoscenza è tanto più valida quanto meno è ‘provinciale’, ma per l’etnoscienza non si riesce a capire l’epistemologia di un popolo se non si colgono le sue categorie mentali e per far questo occorre ‘calarsi’ nel suo mondo Lungi dal farci cadere in una trappola deterministica, l’attenzione all’adattamento umano e al suo frutto che è la ‘mente locale’ ci permette di capire che per popoli diversi da noi l’ambiente è ancora un materiale preziosissimo su cui appoggiare le proprie classificazioni ed i propri sistemi di riferimento. A noi pare di poterne quasi fare a meno, ma si tratta più di una rimozione che di una rinuncia reale.

Natoli Felicità pag 67 Freud in Metapsicologia assume la pulsione come un concetto limite tra lo psichico e il somatico, come il rapresentante psichico degli stimoli che traggono origine all’interno del corpo. La pulsione determina il desiderio, che si esprime attraverso un atto di ri-flessione, cioè un’azione psichica (o mentale) mirante alla con-prensione della necessità, del bisogno fisico.

‘L’inconscio è l’esistenza in noi di storie collettive di cui siamo eredi e partecipi senza sapere di esserlo. Non è il buco nero dove si sprofondano le rimozioni ma un processo cumulativo e aperto. Funziona sulla dialettica memoria-oblio. Perchè se la memoria è necessaria alla trasmissione della cultura, l’oblio è altrettanto necessario ai fini della sua innovazione. Di fatto è sulla messa in ombra del pregresso che si costruisce la banalità del quotidiano: cioè quel mondo dell’ovvio, dell’evidenza non problematizzata nelle sue radici che De Martino indica con il nome di ‘domesticità’ : imprestito heideggeriano che l’autore trasforma profondamente perchè rinvia ad un umano culturale, in cui il soggetto non è concepibile irrelatamente dagli altri. (Introd.di C.Gallini e M.Massenzio a DeMartino: La fine del mondo, pag XXIII-IV)
In parte il buddismo è attuale. Non lo è la sua concezione della storia, e l’essere rimasto alla concezione ‘individualista’ o meglio solitaria, della salvezza attraverso discipline meditative di tipo yogico. (‘pag 244-245)

L’islam è rimasto allo stadio misterico e misterioso. Vedi il documentario sul fanatismo dei Talebani (The Giants Budda), risultato dall’ assunzione di droghe o di tecniche di tipo mistico, tendenti alla perdita dell’io individuale, al suo annullamento in nome dell’estasi e dell'orgia collettiva.
DeMartino pag 258 “ Con la pubblicazione de Il Sacro, si inizia un periodo della storia culturale europea nel quale si viene costituendo un piano di convergenza e di quanto prima o partecipava a tradizioni indipendenti, o si trovava solo allo stato di accenno. Questo piano è dato dal sacro, dal rito, dal primitivo, dal magico, dalla lussureggiante varietà delle religioni dell’ecumene, viventi o scomparsi che fossero.

Pag 453
“ una società socialista o comunista non sopprime il negativo dell’esistenza, non sopprime la storia: non elimina la morte, il dolore fisico, la lotta ma li amputa del loro tratto ierogonico in quanto ricomprende il singolo in una società interamente destinata ai singoli e senza privilegi di gruppi, ma occorre chiedersi sempre di nuovo se la edificazione socialista non comporti, sia pure temporaneamente, nuovi tratti ierogonici (culto della personalità, burocrazia ecc.)


DeMartino pag 153 Il primitivo, per diminuire il senso di colpa, si inibisce l’azione libera ed esegue soltanto atti che sono accettati dalla tribù: “per qualsiasi effetto che si desideri la tribù insegna all’individuo quali sono gli atti da compiere. Di qui ritualismo e magia. La vita del primitivo non è così libera come parecchi scrittori romantici credono. Essa è regolata completamente da un numero tremendo di norme e prescrizioni. L’individuo deve seguire il rituale per qualsiasi cosa debba fare. Eseguendo l’atto secondo il rituale, il primitivo crede di evitare la colpa di tale atto. L’ansietà dovuta all’incertezza connessa all’aspettazione di qualche cosa che non è ancora accaduta, è rimossa. Il rituale assicura l’individuo che l’effetto sarà buono.

Pag 152
La crisi della presenza comporta la crisi della potestà di scelta secondo valori, la crisi di oltrepassare la situazione e oggettivarla. Tale crisi ha un duplice aspetto che concerne il soggetto e l’oggetto. Rispetto all’oggetto tutto ciò che accade diventa ostile o maligno, carico di una responsabilità mostruosa, di una estraneità radicale, incombente e tremenda che schiaccia e annichila senza possibilità di risposta.(...) senza incontrare il ‘limite’, l’altro del rapporto qualificante: appunto perchè è caduta in crisi la stessa potenza alterificante secondo qualità definite.. qui in tutte le cose del mondo si muovono intenzioni oscure, e questo è il segno che è oscurata l’unica intenzione capace di illuminare il mondo, l’intenzione umana, onde nelle oscure intenzioni delle cose si riflette in realtà la stessa possibilità di una decisione umana che cerca se stessa, l’alienazione radicale di questa possibilità. Rispetto al soggetto ogni tentativo di causazione è sentito come colpa, appunto perchè conato e non atto, esplosione di istituti vitali e riattivazione di meccanismi inadeguati e inferiori dove occorrerebbe invece la scelta oggettivante. E che la colpa sia in questo caso altrettanto mostruosa quanto senza oggetto si comprende molto bene: perchè non si tratta della colpa per aver fatto ‘questo’ (nel che consiste la fisiologia della vita morale), ma della colpa di non poter agire secondo una intenzione qualificata e qualificante (1), e di sentirsi in una reazione fisica servile, come se si fosse diventati un fenomeno della natura. La colpa patologica è nell’angosciosa esperienza dello spossessamento di ciò che rende umano l’uomo.

L’origine del linguaggio: (Pag 165)
Siano dati in via di ipotesi teorica tre animali più elevati dello scimpanzè e più in basso dell’homo sapiens e si supponga che siano rimasti soli dopo la partenza della madre. Uno di questi re ominidi vede una pietra usata sempre dalla madre, fa un gesto con le mani che implica felicità ed emette il suono ma-ma. Gli altri due ominidi in una sorta di improvvisa illuminazione comprendono che la pietra, i gesti con le mani e il suono ma-ma significano mamma per il primo. Un grande evento si è prodotto nel mondo! Il simbolo che era individuale è comunicato al secondo e al terzo ominide e significa la stessa cosa per chi l’ha pronunciato e per gli altri due che lo hanno udito. Nasce un simbolo verbale e da ora in poi useranno per denotare la madre la pietra o il gesto la parola ma-ma. La pietra è un feticcio della madre, il gesto e la parola sono linguaggio. Il simbolo ma-ma sostituirà la pietra o il gesto, mediante esso un suono verbale visualizzerà la stessa immagine materna, rappresenterà un’immagine non più strettamente individuale ma comune e comunicabile, non più legata al momento attuale in cui la madre è presente ma la madre nel ‘passato’ e la madre ‘nel futuro’. La situazione attuale, istantanea, puramente reattiva è ora oltrepassata, l’orizzonte della mente si allarga, la soddisfazione dei bisogni cede il luogo alla sicurezza delle prospettive, è resa possibile la previsione e il dominio della natura. Comunque l’origine interpersonale del linguaggio sottolinea la sua origine sociale ”










Dopo aver letto pag 172: “che i ‘mondi’ possano essere deliranti è un errore Che genera molteplici equivoci. Il mondo delirante ha il carattere di non essere un mondo, cioè di nascere come una fondamentale esperienza di demondanizzazione: il ‘mondo delirante’ è delirante proprio perchè manca della comunicabilità culturale, perchè isola il rischio, o disarticola la dialettica rischio-integrazione. Dal pubblico al privato, e via via sempre più al privato sino al silenzio totale e all’inconscio radicale.”


introd. a Fine del Mondo. Pag XX

Il simbolo è un bene valido nella misura in cui viene condiviso.

Mi riferisco all’uso delle mani del linguaggio e di tutti quei comportamenti culturali acquisiti e soprattutto il rapporto di tipo economico, (pag.636) :’l’orizzonte dell’utilizzazione, cioè l’economico, riplasma inauguralmente la vita come mondo di ‘cose’ domestiche. Il mondo è sempre un mondo culturale che si esperisce entro un progetto comunitario di operabilità. E’ ripresa anastrofica del rischio di una catastrofe dell’ethos che la sostiene”

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